Contrariamente all'autografia in KBo 52.209, dalla foto (Archivio AdW Mainz PhB 733) si può chiaramente vedere che fra le righe 4' e 5' di 996/u non vi è alcuna linea di paragrafo.
Questo nome di divinità deve essere aggiunto in KBo 52 XX, parimenti deve essere eliminato IŠTAR-ga.
Qui inizia KUB 15.32 Ro II.
Per una recente interpretazione, pienamente condivisibile, del passo contenuto ai kola 73-75a, cfr. Miller 2004, 524-526.
Vi è evidentemente una variante rispetto all'esemplare A, a seconda di come si legge il segno in KUB 15.32 Ro II 3' posto subito prima della lacuna: una prima soluzione che prevede una lettura ⌈a⌉[- , comporterebbe un'integrazione ⌈a⌉[-a-pí ... nel qual caso si dovrebbe, però, supporre che B. ometta la riga corrispondente al kolon 74, in quanto sulla riga in questione (KUB 15.32 Ro II 3') – l'ultima prima della linea di paragrafo – non vi è spazio per ulteriori segni dopo N[U.SIG5, dato anche che la fine della riga stessa presenta uno spazio vuoto pari a circa 5-6 segni. La soluzione migliore potrebbe essere allora quella di leggere ⌈8⌉, per cui l'esemplare B., non ripeterebbe una seconda volta la frase relativa all'apertura delle fosse rituali e presenterebbe, quindi, una versione abbreviata rispetto ad A.
Il segno sulla tavoletta è certamente NA, ma in questo contesto il verbo nai- che in unione con il preverbo anda significa “rivolgere l'attenzione a qcn./qcs.”, non sembra avere senso.
La stessa fraseologia ricorre in KUB 15.31 Ro II 60-61(contesto lacunoso), in KUB 15.31 Vo III 44-45 = KUB 15.32 Vo IV 5-6 e in KUB 15.31+ Vo IV 14-15 = KUB 15.32++ Vo IV 35-36, riferita rispettivamente all'evocazione della divinità dal fuoco, dal mare e dalle montagne.
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Haas 1998, 222 “Ritual- oder Opferzurüstung” (für die Evokation)??.
Haas 1998, 243 “(Herbei-)Ziehen”, dalla radice tal- “ziehen” oppure “fortschaffen”.
Haas 1998, 218 “Ohr, Verstand”, als Vokationsterminus “Hören”.
Haas 1998, 249 “Kommen, Ankunft” dalla radice un- “kommen”.
Haas 1998, 211 “Erfreuliches(?), Salbung(?)” dalla radice an- “sich freuen”.
Per l'intepretazione di questo passo cfr. anche Miller 2004, 525: “Then as soon as they finish (evoking) from the 9 paths, ...”. Diversamente HW 2 A, 382a, che include questo passo di CTH 484 tra i casi in cui l'oggeto del verbo aššanu- è inespresso, e Haas – Wilhelm 1974, 155: “Sobald mann dann (die Ritualhandlung) für(?) die neuen Wegen beendigt hat . . .”. Occorre aggiungere che in genere nei rituali di evocazione, le divinità non vengono quasi mai evocate dai sentieri, i quali rappresentaano invece dei cammini simbolici che gli dei devono percorrere durante l'evocazione. Mi sembra che qui si voglia alludere al fatto che una parte del rituale, relativa ai sentieri 'stesi' in precedenza (v. kola 31 sgg.) e ai quali si fa nuovamente cenno alcune righe dopo ( kola 61 sgg., in contesto lacunoso), è conclusa; per cui si può procedere a una nuova sezione che è appunto quella relativa all'evocazione dalle fosse rituali, che viene svolta da qui fino al kolon 107. Del resto la forma verbale aššanu- compare altrove all'interno del rituale, e sempre alla fine di una determinata sezione (cfr. A. II 32 = B. II 30', fine dell'evocazione dalle fosse rituali; A. II 63 fine dell'evocazione dal fuoco; A. III 36' fine dell'evocazione dalle sorgenti).
Da segnalare il passaggio alla 1a pers. plur. (che non si verifica altrove in CTH 484) che può essere dovuto alla presenza della consultazione oracolare. Vi è un caso analogo di passaggio alla 1a pers. sing. anche in CTH 483 kolon 71, anche se il contesto è del tutto diverso.
Propriamente il verbo liššai- significa “raccogliere”. Nel rituale qui analizzato indica probabilmente l'azione di raccogliere i detriti dalla fossa, per cui cfr. CHD L-M, 72.
È del tutto probabile che qui si vuole intendere che lo hazizi, oggetto rituale a forma di orecchio (quindi simboleggiante la saggezza; cfr. HW2 Ḫ 547-548 con bibl.), viene in qualche modo appeso o attaccato allo spillone. La stessa azione rituale, con l'impiego degli stessi oggetti, si svolge anche in CTH 483 (v. KUB 15.34+ IV 7' sgg. = Bo 3616++ Vo IV 8' sgg.).
Cfr. Haas 2003, 606: “dahinter ? ist die TÚGkureššar-Stoffbinde des Ohres angebunden”.
Diversamente Haas – Wilhelm 1974, 157: “Und an der Grube eins, an der einen Vogel hinlegt”. A miro avviso se si fosse voluto alludere a una delle fosse rituali in particolare, ovvero alla prima fossa ('eins' sembra essere inteso in questo senso da Haas e Wilhelm), si sarebbe usato il pronome ḫantezzi, come del resto avviene altrove all'interno di questa sezione del rituale (cfr. il kolon immediatamente seguente).
Così Haas – Wilhelm 1974, 167: “und den männlichen Grüben-göttern ... ... ”. Il verbo marzai-, per cui cfr. CHD L-N, 203b, “to scatter(?)”, resta comunque di difficile interpretazione, tenuto conto anche del fatto che al di fuori di CTH 484, è attestato soltanto in KBo 24.43 Ro I 15-16 (CTH 701). Per il nesso genitivale fra apiyaš e DINGIR.LÚMEŠ-aš, cfr. il kolon 239, passo parallelo relativo all'evocazione dalle montagne, in cui la presenza della preposizione accadica ŠA che precede DINGIRMEŠ LÚMEŠ, dimostra inequivocabilmente che questo secondo termine è un genitivo. ␣␣␣␣Non è, in ogni caso, semplice giustificare la presenza degli “dei maschili” in questo passo e negli altri passi del rituale in cui ricorre la fraseologia qui presente, soprattutto in considerazione del fatto che il rituale è rivolto esclusivamente a divinità femminili. Si può supporre che la presenza di statute di divinità maschili, per cui compiere determinate azioni rituali (evidenziate dall'uso del verbo marzai- con i preverbi pariyan e EGIR-pa), fosse in ogni caso prevista, come dimostrerebbe che compaiono quasi sempre alla fine di ogni sezione del rituale (cfr. kola 140 e 147, 195, 216, 239; unica eccezione è la sezione relativa all'evocazione dalle sorgenti).
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